Partiamo da due presupposti: il primo, che il corpo umano è un’insieme organico di parti che sono intercorrelate; il secondo, che quello che accade all’organismo, in termini salutistici, o di malattia sia un qualcosa che avviene sul presupposto di un’esperienza che facciamo. In termini pratici, possiamo identificare un qualcosa che ci accade come un’esperienza relativa ad un vissuto, frutto di una reazione di adattamento dell’organismo a differenti tipi di eventi, meccanici, metabolici o psicologici. Oggi leggendo il referto di una ecografia ad una spalla di un mio paziente, abbiamo riflettuto insieme di come questa situazione di dolore fosse relazionata ad un qualcosa che non poteva essere semplicemte affrontata con fisioterapia ed antidolorifici, come suggerito del mio collega, ma un qualcosa relazionato ad una serie di esperienze lavorative ed emoticve che il mio paziente riferiva ad un certo periodo della sua vita. Ovvero la sua preoccupazione non era rivolta al dolore e alla limitazione funzionale dovute alla “periartrite”, ma relativa a un qualcosa di connesso con un vissuto personale. Concettualmente una certa condizione di salute può essere affrontata in vari modi, facendo finta di niente, cercando un rimedio rapido oppure cercando di capire cosa il nostro organismo ci sta comunicando. Questo tipo di esperienza può, di conseguenza, comportare diversi tipi di risultato, sulla base delle modalità scelte dalla persona, si tratta quindi di trovare il terapeuta che abbia le competenze adeguate per realizzare, insieme al paziente, questa esperienza. Non sto parlando della questione che la medicina complementare è in assoluto la più adatta e la panacea di ogni male, sto parlando del “terapeuta” in senso specifico, aldilà delle sue competenze tecniche. La stessa medicina cinese, può essere utilizzata in vari modi, persino in senso allopatico, la questione coinvolge proprio le capacità del medico e la strategia che decide di mettere in atto. Personalmente ho un solo modo di lavorare, cioè quello di trattare la persona simultaneamente su vari livelli, e di metterla in connessione con il suo sentire e anche di fornire, al paziente, quando serve, gli strumenti adatti per interpretare un certo stato. Ecco perciò che l’esperienza di un trattamento di una periartrite può diventare una splendida occasione per rielaborare le esperienze che hanno determinato nel “sistema uomo” un certo stato di dolore, rigidità, limitazione, tutte esperienze che hanno a che fare con la “persona nel suo insieme”, non solamente con la “spalla”. L’evoluzione delle moderne tecniche terapeutiche è arrivata ad un grado di eccellenza tale da consentire interventi di microchirurgia fantascientifici, ma altre volte tende a perdere la visione di insieme e a deresponsabilizzarsi dal coinvolgimento del paziente. Ecco che la medicina che pratico si colloca in un’ambito di complementarietà, richiedendo, dove serve un adeguato inquadramento specialistico, ma si contraddistingue per una visione globale dell’organismo sui diversi piani strutturali e funzionali, fornendo la reale opportunità di elaborare un’esperienza di malattia. Dott. Mario Picconi
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Ottobre 2021
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