Sono consapevole che parlando dell’esperienza di alcuni miei pazienti (in forma anonima e per motivi di studio), non è possibile condensarne l’esperienza descrivendoli come un semplice caso clinico, innanzitutto perché ci sono sempre sensibili differenza fra gli individui, inoltre la persona non si dovrebbe identificare con la propria malattia. Un essere umano non può essere riassunto in un caso clinico, in una scheda o in una tabella; ripensandoci, questa prospettiva mi allarmava, allorquando all’università, studiavo segni e sintomi delle malattie, mentre la mia mente mi portava a sollevare un gran numero di eccezioni, facevo fatica a condensare le persone in un singolo quadro clinico, perchè ciascuna differiva sempre dalla malattia o dai sintomi di essa. Grazie allo studio, alla pratica e al contatto con le persone, ho maturato una personale convinzione sull’uso della medicina, che va oltre la cura della malattia e dei sintomi. Ho un grande rispetto per il vissuto dei miei pazienti, che si confidano con me, e mi insegnano ogni giorno cose nuove sulla vita e sul funzionamento meraviglioso dell’organismo, per tutti loro sento un grande debito di gratitudine. La medicina moderna ha le sue branche, ognuna si basa sulla specializzazione del medico, che esegue i trattamenti adeguati alle patologie di sua pertinenza, e così anche l’agopuntura; questa disciplina medica prevede trattamenti specifici, multidisciplinari (ginecologia, gastroenterologia, ecc…), ed ha un campo di azione complementare con le altre specializzazioni, ben definito. Alcune persone non si rivolgono ad un esperto agopuntore solamente per eliminare il dolore o correggere gli squilibri di cui soffrono, o meglio, non solo; il colloquio, la diagnosi, gli aghi e altri strumenti della medicina cinese, possono essere utilizzati come una “sinergia”, per far riscoprire al paziente quello che il suo stato manifesta, che non è solo riferito al “dolore” o al “disagio”. Il tradizionale esame del paziente, che si esegue nella medicina cinese, riguarda la raccolta di informazioni che consentono di definire uno stato generale della persona, che comprende il disequilibrio e la malattia, ma anche il vissuto, le esperienze e i programmi di funzionamento dell’organismo. Anche la diagnosi può essere un processo di cura; e la terapia non è un processo automatico, ma è un percorso, che può anche cambiare nel suo svolgimento, per seguire al meglio il processo di adattamento della persona, e veicolarla verso vari livelli di guarigione. Il trattamento di alcuni disturbi fisici, come un disturbo intestinale, un’alterazione del ciclo mestruale o contratture ai muscoli del dorso, vengono consapevolmente collocati dai pazienti in un quadro, di cui fa parte la vita in generale, l’alimentazione, il lavoro, la vita affettiva; alcuni pazienti mi fanno partecipe di questa consapevolezza, e insieme procediamo in un percorso, dove attraverso la terapia è possibile accedere a vari livelli di esperienza della persona, che ogni volta si conferma essere unica e testimonia come l’individuo si approccia alle cose della vita. Nella nostra filosofia di specialisti in medicina cinese, dovremmo fare in modo da trattare simultaneamente più livelli della persona e accompagnarla attraverso un processo di guarigione che coinvolge tutta la persona. Mario Picconi
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Partiamo da due presupposti: il primo, che il corpo umano è un’insieme organico di parti che sono intercorrelate; il secondo, che quello che accade all’organismo, in termini salutistici, o di malattia sia un qualcosa che avviene sul presupposto di un’esperienza che facciamo. In termini pratici, possiamo identificare un qualcosa che ci accade come un’esperienza relativa ad un vissuto, frutto di una reazione di adattamento dell’organismo a differenti tipi di eventi, meccanici, metabolici o psicologici. Oggi leggendo il referto di una ecografia ad una spalla di un mio paziente, abbiamo riflettuto insieme di come questa situazione di dolore fosse relazionata ad un qualcosa che non poteva essere semplicemte affrontata con fisioterapia ed antidolorifici, come suggerito del mio collega, ma un qualcosa relazionato ad una serie di esperienze lavorative ed emoticve che il mio paziente riferiva ad un certo periodo della sua vita. Ovvero la sua preoccupazione non era rivolta al dolore e alla limitazione funzionale dovute alla “periartrite”, ma relativa a un qualcosa di connesso con un vissuto personale. Concettualmente una certa condizione di salute può essere affrontata in vari modi, facendo finta di niente, cercando un rimedio rapido oppure cercando di capire cosa il nostro organismo ci sta comunicando. Questo tipo di esperienza può, di conseguenza, comportare diversi tipi di risultato, sulla base delle modalità scelte dalla persona, si tratta quindi di trovare il terapeuta che abbia le competenze adeguate per realizzare, insieme al paziente, questa esperienza. Non sto parlando della questione che la medicina complementare è in assoluto la più adatta e la panacea di ogni male, sto parlando del “terapeuta” in senso specifico, aldilà delle sue competenze tecniche. La stessa medicina cinese, può essere utilizzata in vari modi, persino in senso allopatico, la questione coinvolge proprio le capacità del medico e la strategia che decide di mettere in atto. Personalmente ho un solo modo di lavorare, cioè quello di trattare la persona simultaneamente su vari livelli, e di metterla in connessione con il suo sentire e anche di fornire, al paziente, quando serve, gli strumenti adatti per interpretare un certo stato. Ecco perciò che l’esperienza di un trattamento di una periartrite può diventare una splendida occasione per rielaborare le esperienze che hanno determinato nel “sistema uomo” un certo stato di dolore, rigidità, limitazione, tutte esperienze che hanno a che fare con la “persona nel suo insieme”, non solamente con la “spalla”. L’evoluzione delle moderne tecniche terapeutiche è arrivata ad un grado di eccellenza tale da consentire interventi di microchirurgia fantascientifici, ma altre volte tende a perdere la visione di insieme e a deresponsabilizzarsi dal coinvolgimento del paziente. Ecco che la medicina che pratico si colloca in un’ambito di complementarietà, richiedendo, dove serve un adeguato inquadramento specialistico, ma si contraddistingue per una visione globale dell’organismo sui diversi piani strutturali e funzionali, fornendo la reale opportunità di elaborare un’esperienza di malattia. Dott. Mario Picconi |
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Ottobre 2021
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